miguel bonneville’s humanity, with mb#6 by gabriele di donfrancesco
written by gabriele di donfrancesco for tribuna italia, february 16th 2015
[original version of the text, in italian, below]
in the context of the artistic project ‘singolare/plurale,’ mb#6 by miguel bonneville reveals its full human strength at the carrozzerie n.o.t theater in rome.
more than just a show, it’s a performance. overall, mb#6 presents itself as a conceptual fusion of multiple inspirations, conveyed through the screening of a film. it’s a collective interview featuring multiple women, artists in various fields, captured by miguel bonneville, who sits before us in the room. he acts as the conduit for their voices, dubbing the interviews and becoming the nexus that unites all the participants. through him, their thoughts and humanity reach us.
the theme of autobiography serves as the starting point for the journey presented to us. how does the artist articulate their own existence within the work? how does their intimacy seep through, casting more or less evident shadows on their art? along this trajectory, we, the audience, are enveloped by this sense of autobiography: a dense cushion of memories and thoughts, experienced, conveyed to us through miguel’s voice. like silk, they wrap around us, becoming ours in a deeply human process that allows our inner selves to mirror those of others.
does the autobiographical element captivate the audience? the answer unfolds in a stream of words – a verbose pleasure – navigating the personal sentiments of the women on screen. we find ourselves immersed in a vast and universal ‘i,’ in which each of us participates: the current, the delicate thread of humanity, serving as a unifying force. the myriad perspectives take the shape of facets of our own thoughts. each mind reflects itself in the other, finding recognition through this shared experience. the interviewees are mirrored in this collective voice, clarifying the value of autobiography: to construct a continuous reflection of humanity within humanity, enriching our collective awareness.
other themes emerge: every human life represents another manifestation of our own. through this penetrating lens, we emerge refreshed, with a heightened awareness, as if enriching our perception of the world with an ever-expanding array of perspectives – images of eyes complementing our own. this is the artist’s goal and work.
mb#6 is a performance that challenges reality, evoking an emotional journey directed towards entities not physically present, perceived through a different lens – a reflection in the mirror. miguel bonneville is present, speaking, yet separated from us. he exists in the projection on the wall, in the italian subtitles, in the spoken portuguese. as viewers, we become projections of ourselves in the interviews. our individual egos interact with them, revealing multiple layers of engagement with the senses. speech and memory blend in this amalgamation.
the performance yields many insights, surprising us with its depth despite its apparent simplicity. this innovative performance ignites a desire to delve deeper into this rapid and surprising journey, exploring countless possibilities through a handful of perspectives. it fosters a sense of communion among the interviewees, miguel’s dubbing, and the audience, opening our eyes to the power of the ‘human’ concept.
l’umanità di miguel bonneville, con mb#6
nell’ambito del progetto artistico “singolare/plurale”, mb#6 di miguel bonneville si esprime in tutta la sua forza umana al teatro carrozzerie n.o.t di roma.
non uno spettacolo, quanto una performance. nell’insieme, mb#6 si presenta come la fusione concettuale di più suggestioni, attraverso la proiezione di un filmato. è un’intervista corale, di più donne, artiste in vari ambiti, riprese da miguel bonneville, lo stesso ragazzo che siede di fronte a noi nella sala. è lui a far giungere le loro voci: si fa doppiatore delle interviste, innalzandosi a punto di unione fra tutte le protagoniste. diventa l’organo tramite il quale si diffondono i loro pensieri, la loro umanità.
il senso dell’autobiografia è il punto di partenza del viaggio che viene presentato. In che modo l’artista articola nel lavoro il proprio essere; in quale maniera la sua intimità traspare, come ombre più o meno evidenti, dalla sua arte. su questa linea, siamo noi spettatori ad essere cinti da tale senso autobiografico: un cuscino compatto di ricordi e pensieri; vissuti, che giungono tramite l’unica voce di miguel. avvolgono come seta, si fanno nostri, in quel processo tutto umano, che porta la nostra interiorità a specchiarsi in quella degli altri. quanto l’elemento autobiografico può interessare il pubblico? la risposta si manifesta nel flusso di parole – un piacere verboso- che naviga in noi il sentire personale delle donne sullo schermo. ci ritroviamo in un grande e vasto io universale, di cui ciascuno partecipa: è il ruscello, il filo sottile dell’umanità, come condizione unificante. i tanti punti di vista assumono l’aspetto di sfaccettature del nostro pensiero. ogni mente riflette se stessa nell’altro e si riconosce per mezzo di lui. le intervistate sono riflesse nello specchio, rese con un’unica voce corale. si chiarisce in tal modo il valore dell’autobiografia: costruire un costante ripetersi dell’uomo nell’uomo, arricchendo la consapevolezza complessiva. ne seguono le altre tematiche: ogni vita umana è un’altra manifestazione della nostra. dalla penetrazione nel punto di vista di questa, ne usciamo rinfrancati da una maggiore consapevolezza. come se arricchissimo la nostra percezione del mondo con un crescente numero di prospettive: le immagini di occhi complementari ai nostri. questo è l’obiettivo ed il lavoro dell’artista.
mb#6 è una performance che gioca con il reale, generando un trasporto emotivo diretto ad entità non presenti materialmente, percepite per vie traverse; un riflesso in uno specchio. miguel bonneville è presente, parla, ma è separato da noi. è nella proiezione sul muro, nei sottotitoli in italiano, nella parlata portoghese. lo spettatore stesso si fa proiezione di sé nelle interviste. l’io del singolo si confronta con queste, emanando molteplici piani di rapporto con il sensibile. Il parlare e la memoria si confondono in tale amalgama.
i contenuti che se ne ricavano sono tanti, a tal punto da sorprendere, di fronte alla semplicità fisica di quanto abbiamo visto. la performance, innovativa, suscita il desiderio di voler vivere ulteriormente questo cammino – rapido e sorprendente- che dischiude le mille possibilità da una manciata di punti di vista. ei instaura un rapporto di comunione tra le intervistate, il veicolo del doppiaggio di miguel, il pubblico, che schiude agli occhi la forza del concetto di “umano”.